Gaia Giovagnoli, in Chiedi se vive o se muore, si rivolge agli arcani maggiori per trovare le risposte che cerca India. Bisogna saper porre bene le domande, perché le carte possono rispondere andando anche oltre quello che viene chiesto. I tarocchi vanno maneggiati con cura per non incorrere in maldestre conseguenze.
Chiedi se vive o se muore è una storia di violenza, di dipendenza psicologica, voglia di riscoprirsi e di ferite che non smettono mai di sanguinare.
«Chi fa i tarocchi oggi non si mette a divinare, e considera le carte piuttosto come uno strumento utile a guardare dentro sé stessi, in una specie di seduta psicologica con candele e incensi. Dicono servano a scavare, dunque, e non a predire il futuro. Ma non è lo stesso? Le carte vedono noi e gli altri, l’alto e il basso; non ti stendono su un lettino e non ti accompagnano solo nei traumi, a volte ti dicono che devi pagare una bolletta in tempo o fare attenzione alla macchina, perché te la potrebbero portare via con il carroattrezzi. Parlano di ieri e oggi e domani, perché sono la stessa cosa.»
India ha sempre frequentato il mondo dei tarocchi grazie a zie, conoscenze e le donne di casa. Li ha sempre associati ad un interlocutore ideale che guida grazie a segnali marcati. Sono diventati parte integrante della sua vita, studiandoli in maniera approfondita all’università. I tarocchi sono il suo pane quotidiano, la sua professione, ma anche l’unico faro che non le ha fatto perdere il senno quando il suo ex compagno Leo l’ha rinchiusa senza né cibo né acqua nello scantinato di casa per un’infedeltà.
Liberata, finalmente, lascia Cutro e si reca dai genitori in Toscana e poi direttamente a Londra dai Yari, il suo nuovo amore. Passano dei mesi e Leo decide di togliersi la vita o cade accidentalmente dal secondo piano – nel romanzo non sapremo mai la realtà. India deciderà di tornare in Italia, al capezzale del suo ex in coma. Per tutto il romanzo si rivolgerà ad un tu ipotetico (Leo o a te, caro lettore).
Tra India e Leo c’è un rapporto che li lega a doppio filo, perché alcune volte è proprio vero che ci si riconosce nelle persone che hanno sofferto nel nostro stesso modo. È come guardarsi allo specchio e combacia tutto alla perfezione. Sono i traumi quelli che vengono scavati in profondità e che ci restano sulla pelle.
Anche se Leo si trova in quella zona grigia, India spera tanto che possa uscirne, correndo il rischio che lui possa ritornare nella sua vita. Sono stati importanti l’uno per l’altra perché erano il rifugio migliore per poter scappare dal loro dolore e dall’affrontare la realtà.
India, al capezzale di Leo, riesce finalmente ad elaborare lasciandolo andare; tutti i sensi di colpa e il risentimento che la spingevano a pensare che fosse solo colpa sua se il suo ex aveva deciso di suicidarsi trovano pace.
Si rende conto che non è vero che il destino l’aveva per forza condannata ad una vita di dolore e dipendenza psicologica.
È vittima di un’infanzia travagliata dove l’unico contatto fisico familiare era dettato dalla violenza di una madre in depressione che sfogava spesso in picchi di rabbia. Quella stessa violenza fisica è andata sempre a ricercarla nei rapporti. Destinata solo a quel tipo di relazione. La violenza per India ha una doppia valenza, perché è veramente sottile il confine tra piacere sessuale e dolore.
Mutano presto i giochi erotici e di dominazione con Leo, divenendo il carnefice che esprime la sua rabbia pur di sentirsi meglio. È la sua vittima prediletta e non può farne a meno. Anche lui ha sofferto molto, questo non è per giustificarlo, sia chiaro.
Quando la protagonista scopre l’infedeltà del compagno prova rabbia nei confronti di questa donna, minimizzando, perché era lei a non essere abbastanza bella e curata per gratificarlo. India è totalmente dipendente da Leo e si addossa persino colpe che non le spettano. Gli mentirà anche durante una seduta spiritica, pur di aiutarlo a lasciar andare lo spettro del padre suicida.
In Chiedi se vive o se muore non abbiamo solamente la tristezza, emozione che viene sempre associata alla figura femminile, ma anche l’ira: India è arrabbiata per tutto quello che ha vissuto e ci fa i conti. La vede anche come una alternativa all’apparire sempre e solo il soggetto passivo che subisce. Lei ha sofferto e tanto, ma è stufa. Yari, il nuovo compagno, le dice che il suo istinto primordiale è la vendetta, ma come unico modo per riprendere il controllo della sua vita. Probabilmente con lui inizia una relazione per vendicarsi dell’infedeltà di Leo.
In un secondo momento si accorgerà di come questa persona sia una presenza sana della sua vita, anche se teme la potenzialità di poter essere felice. Per tutto il tempo della lettura si rimane coinvolti, la protagonista sta raccontando tutto a te/Leo, anche se non è possibile riconoscersi in quest’attore della storia. “India ti prego smettila di sentirti responsabile di tutto, non è colpa tua.”. Una delle tante cose che avrei voluto dirle durante la lettura.
India è pronta a superare, senza dimenticare. Non serve a nulla rifuggire dal dolore, però non lo teme più. Finalmente desidera essere una persona nuova, con cui farà i conti ma che ha voglia di afferrare il suo futuro e non subirlo come successo con molti eventi legati al suo passato. E a te, Leo, chiedo se vive o se muore.
Mi auguro che davvero India possa trovare il suo lieto fine, quella pace e stabilità che pensava non potesse mai capitarle. Stare bene con sé stessa e vivere serenamente un amore semplice, spontaneo e naturale.