Caro stronzo,
se stai leggendo questo articolo probabilmente meriti di essere biasimato per qualcosa. Tutti commettiamo errori (in)volontari ma non sempre siamo in grado di chiedere scusa.
Virginie Despentes torna in Italia con un romanzo dirompente, il più bello letto finora. In Caro stronzo non c’è il bisogno disperato di oltrepassare i limiti per autosabotarsi come in Scopami; qui abbiamo un romanzo epistolare che si svolge tra Rebecca Latté, grande attrice di mezza età, e lo scrittore Oscar Jayack, fratello di una vecchia amica di Rebecca. Si inserisce una terza voce, quella più giovane di Zoé Katana, che ha deciso di usare la rete per distruggere la reputazione di Oscar, accusandolo di molestie relative a quando lei era la sua addetta stampa.
Le mail sono come le missive di una volta ma senza il gusto dell’attesa, le aspettative però non sono disattese. Tra Oscar e Rebecca si inizia con la rabbia che prende il via libera grazie ai social. Impulsività, zero freni e tanta ira convulsa di cui non si comprende nemmeno da dove prenda inizio. Ci troviamo nel periodo della finta spontaneità, il dare sfogo finalmente al non detto, ma fino ad un certo punto.
Caro stronzo affronta tantissimi temi importanti come quello della violenza di cui si parla ma mai abbastanza, visto che sarebbe troppo scomodo trovare davvero una soluzione; si preferisce ancora far finta di nulla, adattarsi perché tanto noi donne siamo fatte così.
Ci ripensavo l’altra settimana dopo esser uscita con un’amica. Era sera, mezzanotte circa. Stavamo parlando sedute ad una panchina e si è seduto di fronte a noi un uomo che ci fissava tenendo la mano vicino alla patta dei pantaloni. Ecco, sarà banale ma non capisco perché giustificare la sensazione di disagio pensando “me ne vado che questo ha brutte intenzioni”. Perché devo essere io ad andarmene in modo da evitare incontri spiacevoli? Qui non si tratta di partire prevenute, perché una donna comprende la sensazione del disagio per uno sguardo che è tutt’altro che casuale. Un uomo non può immedesimarsi fino in fondo in questo.
Caro stronzo affronta tanti temi, legati dal filo della dipendenza. Oscar e Rebecca hanno veramente poco in comune ma tra loro si instaura una connessione davvero speciale, necessaria per entrambi. La rabbia e la recriminazione li conduce a percorrere insieme un processo di disintossicazione. Si legano per sostenersi. Entrambi finiscono per mettersi in discussione: Oscar ammettendo realmente i suoi errori e Rebecca rendendosi conto di come lavorare sulla propria persona.
«la distopia è diventata l’unico orizzonte sensato. Credere che le cose possano migliorare è dar prova di idiozia»
Virginie Despentes nel romanzo Caro stronzo cerca di far capire come possa essere possibile fare la differenza. QUI una sua bellissima intervista dove tratta del #MeToo.
Nel libro lei non minimizza gli eccessi del MeToo, ma li considera insufficienti per condannare tutto un movimento.
«È un movimento che si sta ancora cercando, non può offrire immediatamente soluzioni perfette. È complicato rispondere in modo non violento alla violenza, ma è quel che le femministe cercano comunque di fare. E, appunto, non ci sono solo gli eccessi, per fortuna. Quelli danno fastidio anche a me. Trovo comunque che si stiano facendo progressi».
La Despentes mette in luce entrambi i volti della medaglia, non condanna qualcosa in particolare. Il suo non è il romanzo dove massacrare gli uomini e dire che sbagliano costantemente. Tutti possono essere stronzi nel corso della vita, la differenza sta nel porvi rimedio, soprattutto quando incide bruscamente nella vita di altre persone. Questo penso dimostri l’obiettività dell’autrice perché non è la sparata violenta nei confronti del sesso maschile. Zoe viene criticata da tante donne che non la ritengono abbastanza femminista e così via. Diventa succube della sua rabbia repressa, dell’odio delle persone che alimentano il suo non riuscire a smettere di essere completamente assoggettato ai social. Le dipendenze raccontate nel romanzo non sono alcol o droghe ma qualsiasi tipo di cosa che diventa una schiavitù come smartphone e il perseguire sempre la finta perfezione tanto alimentata dai social.
Caro stronzo è un romanzo complesso, completo, bellissimo. Genera riflessione, profonda. Ho apprezzato davvero molto la scrittura, a differenza della sua opera prima.