Carmilla è tra i primi racconti su di un vampiro, scritto da Joseph Sheridan Le Fanu. Per chi non è nuovo al genere, durante la lettura tanti saranno i parallelismi con il suo diretto e successivo cugino Dracula.
Sebbene Le Fanu scelga di ambientare il suo racconto in Stiria e non in Transilvania, simile resta l’ambientazione; siamo in un isolato castello, con un numero esiguo di persone e paesaggi. E distese di foreste incantate grazie all’aiuto della Luna.
Anche la scelta narrativa è simile: Dracula è una raccolta epistolare dei vari personaggi; anche Le Fanu spezza il reale circondandoci di una molteplicità di voci. Nel prologo vengono raccolte (dal suo assistente) le annotazioni di un immaginario dottor Heselius, ormai morto, che lascia poi il posto al narratore.
Laura e suo padre attendono in visita il generale Spielsdorf che però comunica loro la sua impossibilità nel raggiungerli. Quasi a compensare arriva nella notte una misteriosa ragazza, Carmilla. Le stranezze escono fin da subito, ma per ogni cosa c’è una spiegazione e non cade mai in dubbio. Con la presenza di Carmilla cominciano per Laura incubi notturni e deperimento. Ma, con l’arrivo del generale che racconta ai suoi ospiti della morte della nipote avvenuta per mano di una vampira di nome Millarca e del suo desiderio di vendetta, avviene il riconoscimento di Carmilla nell’ospite vampira del generale, la cui vera identità è di Mircalla, contessa di Karnstein, che il gruppo riuscirà a giustiziare salvando Laura.
Lo scrittore abbatte i capi saldi della società vittoriana. La casa come simbolo di rifugio viene invasa e sentimenti come affetto e fiducia sono malriposti da Laura e da suo padre nella loro ospite.
Carmilla si muove in un territorio nuovo dove niente è definito, niente è dato per scontato, lo si vede nell’uso centellinato della parola “vampiro” nel continuo riferimento alle leggende ad essa legate, come se si dovesse spingere il lettore a credere nella veridicità del racconto. Nei testi recenti la parola vampiro è usata con facilità, senza ricordarne il contesto, presumendo che il lettore conosca il significato e le leggende.
L’ultimo aspetto sul quale mi voglio soffermare è la fortuna nella cinematografia di Carmilla di Le Fanu come vampiro lesbica. Questo è desunto dal fatto che le vittime fossero donne. Dobbiamo ricordare che il testo è dell’epoca vittoriana dove l’omosessualità era condannata. Dunque, se Le Fanu non voleva rischiare pene di vario genere direi che, scegliendo una vampira, anche lei era limitata dalle restrizioni dell’epoca, tra cui l’impossibilità di restare sola con un uomo. Per Carmilla le vittime più semplici, per non attirare l’attenzione con eventuali scandali, erano le donne. Con loro poteva restare sola e dalle cui camere poteva entrare ed uscire senza destare sospetti.
Forse anche questa è stata la fortuna di Bram Stoker: scegliere un conte invece che una contessa.