Anaïs Nin. Nel mare delle menzogne – Léonie Bischoff : recensione

Léonie Bischoff, con la sua opera biografica dedicata ad Anaïs Nin, ci fa immergere Nel mare delle menzogne, edito in Italia da L’Ippocampo. Il titolo non è assolutamente scelto a caso e l’autrice compie un’operazione molto meticolosa nella narrazione e nel citare i frammenti dell’opera più celebre della Nin, il suo diario. Questa lettura mi ha permesso di conoscere meglio una scrittrice molto nota nel genere erotico e che mi aveva colpita con la sua raccolta di racconti Uccellini, di cui vi abbiamo già parlato in una recensione nel marzo scorso.

Penso sia riduttivo dire semplicemente che ha scritto dei romanzi e racconti erotici, poiché è stata capace di narrare in una maniera così naturale e magica dell’universo sessuale in un periodo storico molto bigotto e caratterizzato dalla censura del genere. La sua scrittura è così sincera e ben dosata che nulla sembra sbagliato della sua visione, perché è parte della natura umana. Queste consapevolezze sicuramente verranno raggiunte da Anaïs Nin anche grazie al suo rapporto con Henry Miller, suo amante e lettore/collega più fidato.

La narrazione comincia nella Parigi anni Trenta. Anaïs Nin nasce nel 1903 da un pianista e da una cantante cubani. Lui ha origini catalane e spagnole, lei francesi e danesi. Il padre abbandona la famiglia quando Anaïs ha 11 anni. Si trasferiscono a New York, dove conosce il suo futuro marito, Hugh Parker Guiler. Il matrimonio però si rivela una prigione. Ama Hugh profondamente e per sempre, ma l’angoscia l’assale; c’è il senso di soffocamento per una vita borghese scandita da pranzi tra banchieri e convenzioni da seguire. Nelle splendide tavole di Léonie Bischoff vediamo come il diario della Nin sia vivo, fuori dallo spettro di sé stessa con cui si confida e da cui rifugge nei momenti in cui si illude che quella vita convenzionale con il marito non sia così terribile.

Scrive tutto nei suoi diari, registra quello che le accade e i suoi desideri.

La vita di Anaïs Nin cambia radicalmente quando incontra a Parigi Henry Miller. Una relazione durata anni e che è nata dall’amore per l’arte. L’onirismo di lei e il voler essere smaccatamente sinceri e spietati  ̶ lui  ̶ , dà origine ad un bellissimo sodalizio che ha permesso all’autrice di trovare finalmente il modo per concretizzare ciò che sentiva di voler raccontare.

nin - miller

«Ogni uomo che ha letto i miei testi ha tentato di cambiare il mio modo di scrivere. Non mi interessa scrivere come un uomo. Devo tuffarmi dove non si tocca, per trovare le parole…nel mare delle menzogne»

Grazie alla scrittura conoscerà davvero sé stessa e quello che desidera; attraverso la letteratura vivere tutte quelle vite di cui parlava come sogni nei suoi diari irrealizzabili.

Il mare delle menzogne dove nuota Anaïs Nin non è solo quelle delle aspettative della società borghese, ma anche il finto realismo che si deve avere a tutti i costi, e in realtà cela la pudicizia per le tematiche più scabrose. Esplora le profondità del suo inconscio attraverso i suoi diari, dove compie una autoanalisi, e dove vive le sue reali pulsioni verso i suoi partner amorosi.

Nel romanzo grafico Anaïs Nin. Nel mare delle menzogne vediamo come un’anima frantumata e divisa tra le sue diverse vite, quella con il marito, la storia con Miller, la relazione sessuale con il padre – che la spezza e la tormenta sin dall’infanzia – viene rappresentata con delle illustrazioni che tolgono il fiato e che non danno spazio a parole. Rendono così, uniche come un quadro. Ci sono anche le sue relazioni con gli analisti tra cui Otto Rank e il cugino Eduardo. Con ognuno di loro lei è sincera, vera, una diversa e unica Anaïs.

Anais - Nin

Anaïs Nin, nel suo mare delle menzogne, è l’artista a cui ha sempre cercato di tendere. In fondo, come dice anche lei, le bugie non sono un male se proteggono e sono fonte di vita.

Federica Andreozzi

Leggo da sempre, e ho deciso di diventare miope e astigmatica solo per provarlo a tutti. La mia compagna di vita si chiama Ansia, che mi somiglia ma ci vede benissimo. Recensisco di tutto, anche le etichette delle camicie, ma se mi date un fantasy non potrò che assumere l’espressione schifata in foto.

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