C’è un filo che lega Elisabetta Maiorano, la protagonista di Almarina, e l’autrice del romanzo, Valeria Parrella. Questo filo parte da Napoli e finisce nel carcere minorile di Nisida, dove Elisabetta lavora come insegnante di matematica ed è lì che Valeria Parrella, qualche anno fa, ha tenuto un corso di scrittura di cui troveremo una traccia evidente nel libro.
Almarina è la storia di due solitudini, quella di un’insegnante e di un’alunna, che riescono infine a trovarsi e a salvarsi l’un l’altra.
Ogni mattina Elisabetta attraversa in auto il tratto di golfo che collega la città all’isola dove si trova il carcere; ogni giorno ha il suo momento per pensare, per ricordare, per prepararsi al rituale per entrare in una scuola che scuola non è.
È un rapporto insegnante-alunno non canonico quello che si stabilisce tra le mura della scuola del carcere: discontinuo, con un tempo e una confidenza limitata. A dispetto di tutto Elisabetta riesce a creare un rapporto vero e duraturo con qualcuno: Almarina.
Almarina è una dei sui studenti, se è possibile è anche più incasinata della media. È stata infatti vittima di violenze fisiche e psicologiche tanto gravi al punto di essere profondamente introversa e a sua volta violenta; questa ragazza riuscirà a superare i propri traumi proprio grazie a Elisabetta e addirittura ad aiutarla a sua volta.
«Oggi a lezione c’è una ragazza nuova.
-per fortuna un giudice l’ha mandata qui – così dice la collega di lettere.
Ci dice che ha 16 anni, che è una romena (o quel che ne resta, dopo che il padre la violentò e la rovinò di mazzate)»
L’esperienza personale dell’autrice fa sì che la realtà del carcere esca viva dalle pagine del libro, l’entrata del palazzo, le aule, i laboratori e gli uffici, tutti quei luoghi che non sono facilmente accessibili al lettore gli si parano davanti nudi e crudi, senza retorica.
Valeria Parrella sceglie di scrivere in prima persona e di usare uno stile semplice, colloquiale e ricco dell’influsso del napoletano; tutto ciò crea molta empatia con il lettore e risulta molto efficace per narrare questa piccola storia.
Ciò che mi ha toccata di Almarina è come da ogni pagina, da ogni frase traspaia la fortissima umanità alla base di questo romanzo. Senza umanità il mestiere dell’insegnante non sarebbe nulla, a maggior ragione nella realtà del carcere minorile dove ci si deve approcciare a chi, come dice anche la Parrella stessa, ha perso troppo presto la propria innocenza.
Vincitore del Premio Flaiano nel 2019, Almarina di Valeria Parrella è inoltre uno tra i romanzi della sestina finalista per il Premio Strega 2020.