Per Adesso che sei qui ho letto, prima di aprire il libro, qualche recensione. Non lo faccio quasi mai, ma la fascetta prometteva “una storia di affetti famigliari, di donne che sanno amare”. Buoni sentimenti e cuori aperti, tutto quello che in genere evito nelle mie letture. Mariapia Veladiano è riuscita invece a conquistarmi ugualmente.
Una costante tra le persone che hanno scritto di questo romanzo è la parola delicatezza, e in effetti potrebbe riassumerne ogni aspetto. È molto difficile unire l’Alzheimer con questi dolci sussurri del testo, edito da Guanda, eppure è proprio ciò che avviene.
Le protagoniste sono zia Camilla e la nipote Andreina, che affrontano una delle malattie più temibili nel corso di un’esistenza. L’Alzheimer logora la mente, i ricordi, fino a toccare i meccanismi minimi ed elementari della vita. Ogni pezzetto che va via (e che difficilmente riesce a tornare) è un duro colpo sia per l’ammalato che per chi assiste. Tutti gli attori che ruotano intorno alla storia devono imparare a trattare con una persona che vive il presente senza il supporto della memoria, un aiuto fondamentale.
L’esistenza diventa più lenta e complessa, ed è per questo che non si può più rimanere soli. Nel romanzo si ricrea una comunità che inizialmente assiste l’anziana signora e finisce per diventare una sorta di famiglia allargata. Per me c’è qualcosa di stupefacente, perché ho diverse esperienze vicine dove la malattia ha diviso famiglie con una facilità a volte imbarazzante solo perché nessuno voleva rinunciare “alla propria libertà”. Al contrario, altri hanno deciso di chiudersi in un microuniverso asfissiante che di certo non ha fatto bene a nessuno.
Andreina riceve negli anni tanto affetto e cura da parte di zia Camilla, e decide di ricambiare le energie spese un tempo e lo fa per la sola riconoscenza.
Zia Camilla mi amava perché zio Guidangelo mi amava e viceversa. Ho visto su di me la proprietà transitiva dell’amore che genera amore che genera amore. L’ho vissuta e mi è entrata dentro per sempre. È qualcosa che ha a che fare con un’esperienza che nessuno potrà toglierci, l’essere amati incondizionatamente. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, ma loro mi avrebbero amata. Ci eravamo scelti in qualche modo impensato e semplice insieme. Non c’era niente da spiegare.
Nel pieno della lettura di Adesso che sei qui arriva però una notizia fortissima, ricca di nuove speranze, grazie al tweet di Burioni del 7 giugno: l’FDA ha approvato il primo farmaco efficace nella cura dell’Alzheimer. Aducanumab riesce a rallentare il progredire della malattia, non è una cura definitiva, ma è il primo vero grande passo per un futuro migliore per tantissime persone che soffrono di questa patologia.
Ma allora questo libro rischia di perdere la sua attualità proprio nell’anno in cui è uscito? Assolutamente no! La forza del romanzo è nella riscoperta della dimensione familiare, degli affetti, del senso di accudimento e di nido. E comunque si esplora la progressione della malattia e il percorso per rendere più dolce questa particolare situazione. Questo è possibile grazie alle due donne che assistono, nel corso dell’opera, la zia, ma anche il cane Pedro, e infine le ragazze del Progetto Alzheimer. Molti personaggi intervengono per riparare cose, situazioni, persone. Esempi vivi sono Teo e Naima, che imparerete ad amare nella lettura.
Mariapia Veladiano vince il Pegaso per la Narrativa ai Premi Internazionali Flaiano con Adesso che sei qui, un libro che genera amore lì dove spesso si creano fratture, e narrato con una liricità trainante e profonda.